ALTRI TEMPI, DA RIMPIANGERLI | UN PASSATO CHE OGGI MANCA
I giovani d'oggi sanno poco o niente della vita dei vecchi contadini, o ignorano la faccenda perché non trovano nessuno che si spinge nel raccontagliela, ma pure di una società in continuo mutamento dove il passato sembra troppo passato, da richiuderlo nel cassetto per non aprirlo più. Eppure da quel "passato" ci sarebbe tanto da imparare, sia per scacciare quel menefreghismo che esiste, sia di una fiducia che oggi manca, sia nel riunirsi in gruppo e di quelle parole riscaldare l' atmosfera e farla magica, oggi che non si parla più e dove tutto sembra vuoto colmato da internet, lo smartphone a portata sempre di mano, e di trovare amici su Facebook che appena si conoscono e dove le insidie sono sempre presenti. Si, altri tempi.. ma c'era più affiatamento, più amicizia vera, (insomma tutto quello che oggi non lo si trova) tra il vicinato, fra il genere umano, da far sembrare dopotutto che esisteva la miseria, l' alfabetismo, e i divertimenti zero, una cosa utile e preziosa che però si è persa per strada sulla nuova tecnologia che può aver annientato e minato le radici storiche che per un bel pezzo ci hanno fatto grandi. Sono pure consapevole che in quel periodo il lavoro era massacrante, si lavorava da l' alba al tramonto e solamente per arricchire i padroni in quelle fattorie e aziende, più che altro artigianali e di famiglia ( dove si è perso pure questo) ,era l'epoca che lavoravano come muli, la loro felicità era di mettere in dispensa e fare le scorte per tutto l' anno di olio e di vino, il pane lo facevano in casa dove l' unico forno a legna a disposizione se lo dividevano con il vicinato e dove una chiacchiera tirava l' altra, erano più in armonia con loro stessi e con gli altri, e riunirsi la sera a veglia davanti al tavolo di cucina con amici e conoscenti fino alle ore piccole ,riscaldati dal cammino nelle giornate fredde poteva concludersi quella giornata lavorativa per immergersi in un' altra. Doveva essere bello avere quel poco, non pretendevano, quella loro semplicità gli bastava dove proprio quelle piccole cose li davano il senso della vita, da non assillarsi di chi aveva più di loro, e non augurandosi di poter emergere e avere una loro scena . Perché dopo tutto quei contadini, amando quella terra che gli dava da mangiare, erano intrisi di quella cultura e tradizione che ne facevano parte, tramandata da generazioni precedenti alla loro e dove non poteva essere discussa, (e non penso che la miseria, l' ignoranza, sia stato un fattore decisivo per poter decifrare questo). L'agricolore che amava quello che coltivava, col sudore colante da non crederci oggi, sapeva mangiare bene, e di certo non c'erano le multinazionali, la globalizzazione, e di quelle S. P. A del quale non sappiamo più che ci mettono in tavola e sotto i denti, tutto è cambiato ma certamente i contadini d' una volta la loro tavola era più ricca,nutriente, quel gusto unico, da non avere manomissioni e tranelli, tutta roba nostrana e dalle mani delle massaie più esigenti e dove le lavorazioni di oggi hanno sciupato un po' tutto. Ma certamente i contadini dell' epoca almeno per un periodo di tempo hanno contribuito alla crescita dell' Italia, se pure si voglia far finta di girarsi dall' altra parte e non crederci, una toppa che non giova a nessuno se la si vede in un' unica prospettiva cioè : "rivangare il passato coi tempi che corrono non è adeguato e non fa scalpore come notizia) .Si vorrebbe ritornare alle vecchie radici d' una volta, alla cultura, tradizioni, ma nel farlo lo facciamo a nostro modo e piacimento, come rimescolare le carte in tavola e senza sforzi, solo per il gusto di visionare quell' epoca ma di certo non ritornarci, come ormai con la mente globalizzata non si possa ritornare indietro e fare di quei valori il nostro "io" , la paura di cambiare in peggio, dove abituati a farsi trasportare da quel troppo benessere che ci rovina l' anima e il cuore, per non dire lo stomaco. Indubbiamente che ci troviamo in due fuochi!
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